Quando a monte ci siamo noi...di matteo Sccabarozzi
Le forti piogge di questi giorni, occasionalmente ben tollerate dai più, diluiscono solo in parte l'urgenza di un problema sempre più discusso: le risorse idriche ed i problemi ambientali che le regolano. Ogni giorno scorrono sui Tg le immagini di un ex-grande Po che tiene tutti in apprensione; non come una volta per le sue minacciose e ripetute piene, bensì per il livello delle sue acque. Il suo letto in secca tante volte porta alla mente le distese di sabbia di un deserto sahariano. Appare come il grande malato, che raccoglie tutti i problemi di un sistema idrico di cui tutto si può dire, tranne che faccia acqua da tutte le parti. Eppure proprio la gestione di questo sistema, che una volta appariva fatto di risorse illimitata, deve essere messa in discussione per affrontare quell'emergenza che ogni anno diventa sempre più evidente. Partendo per una volta a valle del problema, molto ci sarebbe da dire su come il Po ed il suo letto vengono sfruttati. Pur nell'evidenza delle osservazioni che indicano una forte diminuzione delle pioggie negli ultimi anni, bisogna porre attenzione anche sullo sfruttamento incondizionato del più grande fiume d'Italia. Il Po è un fiume a corrente libera, cioè senza un bacino centrale di ritenuta: che trattenga a monte il sedimento alluvionale e che controlli a valle la portata idrica. Per cui è soggetto ad un'escursione, per diversi metri, del livello idrico; passa dal fiume in secca ai 6-8 metri di altezza, e dopo ogni piena, a causa dell'apporto solido, bisogna fermare la navigazione e riprendere a dragare per ripristinare la navigabilità . E' un fiume quindi molto sensibile allo sfruttamento delle sue acque e, in questi anni di scarsa piovosità , ha risentito parecchio del prelievo continuo fatto a suo danno, per l'irrigazione a scopo agricolo. Starebbe senz'altro meglio se fosse organizzata in modo più intelligente una rete di irrigazione controllata, fatta di canali e bacini di raccolta, che fungano da polmone di accumulo nei periodi di pioggia e regolazione del livello idrico nei periodi di siccità . Il problema che non c'è mai stata una chiara ed efficace regia del bacino del Po. Una volta se ne avvertiva il problema a suon di piene; ora se ne sente l'urgenza nelle sempre maggiori situazioni di secca. Il controllo delle acque non è una scienza che si improvvisa per Decreto Legge. Risalendo a monte, potremmo puntare il dito sul sempre più scarso contribuito nevoso e di ghiacciai dell'arco alpino. Un paravento se vogliamo, perché quello è un problema che ha origini molto lontane, connesso a stravolgimenti climatici, innescati forse dall'uso sconsiderato di fonti energetiche non rinnovabili. Un problema molto più generale insomma. Guardiamo invece all'uso che ne facciamo tutti i giorni dell'acqua, al suo spreco per banali motivi e senza criterio. Sono piccoli gesti comuni quelli che, moltiplicati per migliaia di case e per milioni di persone, posso già fare la differenza.
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